venerdì 29 giugno 2012

Cellulari, nuovi standard a tutela della salute?

La Commissione Federale americana rivedrà i suoi standard di sicurezza dei cellulari, alla luce degli smartphone di ultima generazione.
La Federal Commission of Communication ha intenzione di rivedere i suoi parametri di valutazione delle emissioni dei cellulari di ultima generazione: gli smartphone sono troppo diversi dai device del 1996, anno in cui furono stabilite le linee guida per la sicurezza e la salute di chi li adopera. Standard mai più aggiornati.
L’invito di Julius Genachowski, presidente dell’agenzia federale, ha avuto un certo riscontro sulla stampa americana e in rete, perché il binomio cellulari-cancro e in generale cellulari-elettrosmog non è mai stato veramente chiarito fino in fondo. Le ragioni sono note: difficoltà a raccogliere dati epidemiologici sufficienti; palese conflitto di interesse fra laboratori scientifici (privati e anche pubblici) e grandi multinazionali produttrici di questi strumenti e compagnie telefoniche; forte innovazione tecnologica dei cellulari, che hanno raggiunto livelli molto alti di efficienza energetica, riducendo – se non altro – l’aumento di energia e calore nelle parti del corpo esposte, all’epoca fonte delle ansie principali derivanti da un possibile abuso del cellulare.
Inutile nasconderlo: se la commissione rivedesse i propri standard – che a quel punto verrebbero imposti ai produttori prima di varcare il mercato statunitense – ciò avrebbe un impatto commerciale e industriale molto significativo, da una parte e dall’altra del mondo. Dalla Corea della Samsung alla California della Apple, nessuno ne sarebbe escluso. La domanda resta sempre la stessa: questi cellulari possono provocare danni alla nostra salute?
Al momento, sia il National Cancer Institute che il potentissimo US Food and Drug Administration non hanno trovato una relazione probante tra le emissioni di radiazioni non ionizzanti di questi device e l’insorgenza di cancro, oppure danni ai tessuti (del cervello o di altre parti), ma non è mai neppure stato dimostrato il contrario. Ogni studio, tranne alcuni sospettati però di essere troppo di parte o inutilmente allarmisti, si ripara dietro verbi ipotetici. Resta il documento epigonale dell’OMS, che raccomanda attenzione ma nega un incremento di cancro al cervello, documento tuttavia aggiornato nel maggio 2011 nel quale ha aggiunto le radiazioni del telefono cellulare a un elenco di «possibili cancerogeni» nella stessa categoria del piombo, il cloroformio e il caffè.
La revisione della Commissione federale potrebbe però cambiare qualche carta in tavola, in due sensi: abbassando il livello di radiazioni a bassa frequenza degli smartphone, oppure indicando nuove regole, obbligando a riscrivere i manuali di istruzione. In quelli degli iPhone, per esempio, si raccomanda di tenere a una distanza di 1,5 centimetri il dispositivo per mantenere i livelli di esposizione al di sotto dei massimi consentiti. Questo ben prima, tuttavia, che gli smartphone fossero a disposizione di miliardi di persone e tra questi anche molti bambini.

Tecnico Informatico Verona

Leggi tutto: http://www.webnews.it/2012/06/18/cellulari-standard-salute/#ixzz1yES2g1xz

giovedì 28 giugno 2012

Ogni 100 pagine da iPad, 2 son da Galaxy Tab

Ogni 100 pagine viste online da iPad, 2 sono viste da Galaxy Tab: sebbene l'iPad perda quota, ha ancora pieno controllo del mercato dei tablet.
Che il mercato dei tablet fosse letteralmente dominato dall’iPad è cosa nota. I dati diramati da Chitika, però, rendono ancor più evidente il gap scavato da Apple nei confronti della concorrenza, alla quale sono lasciate letteralmente le briciole.
Gli anti-iPad secondo Chitika
Gli anti-iPad secondo Chitika (numero di impression, dove iPad = 100)
Dietro al Galaxy Tab stazionano i vari Acer Iconia, Toshiba Thrive, Asus Transformer Pad e quindi il B&N Nook. Più indietro il Motorola Xoom ed il BlackBerry Playbook, residui di una generazione ormai passata, tra i quali si inserisce la promessa Kindle Fire.
In termini di navigazione online, l’iPad raccoglie oggi il 91,07% delle impression complessive: un dominio chiaro ed indiscutibile, che perde però di smalto rispetto al 94,64% messo a segno un mese fa.
In questa situazione va ad inserirsi Microsoft, che fin dalla prossima settimana potrebbe diramare annunci importanti circa il proprio impegno in ambito tablet per trovare la ricetta del primo vero iPad-killer. Ricetta che, numeri alla mano, finora nessuno ha ancora trovato.

mercoledì 27 giugno 2012

RAI vieta i social network ai dipendenti

RAI vieta ai dipendenti di condividere commenti o informazioni su social network, blog e siti, con una lettera di Lorenza Lei. Scatta la protesta sul Web.
In RAI scatta il divieto per i dipendenti di utilizzare i social network: niente commenti, dichiarazioni e quant’altro gli impiegati potrebbero riportare sul Web, in particolare attraverso i canali sociali, oggi sempre più popolari anche in Italia.
È quanto comunica il direttore generale di RAI Lorenza Lei con una lettera interna che estende al Web, e in particolare a Facebook e Twitter, le regole sulle “dichiarazioni agli organi di stampa”. La comunicazione diramata contiene le seguenti parole: «negli ultimi tempi si è verificato un numero sempre crescente di casi in cui sono state rilasciate, con diverse modalità, da parte di dipendenti e collaboratori dell’Azienda, dichiarazioni improprie agli organi di informazione. Alla luce dell’evoluzione tecnologica e produttiva dei mezzi e sistemi di comunicazione, quanto stabilito con riferimento alle dichiarazioni agli organi di informazione, deve intendersi riferito anche alle dichiarazioni rilasciate su siti internet, blog, social network e similari».
Sono infatti subito pervenuti alcuni commenti in cui il popolo del Web attacca RAI senza mezzi termini: ad esempio, il senatore Francesco Pardi sostiene che «non si era mai visto un bavaglio alla Rete imposto tramite circolare. Mi auguro che la signora Lei smentisca al più presto quest’assurdità. Nessuno può imbavagliare l’ultimo territorio libero che almeno finora è rimasto», mentre appare molto duro il commento di Carlo Verna, segretario Usigrai: «sul terreno del Web la RAI si ritrova ancora all’anno zero. Ce ne si occupa solo quando si tratta di affermare l’ovvio. È chiaro che un dipendente deve osservare l’obbligo di fedeltà all’azienda, ma non sono tollerabili attacchi alla libertà di espressione sancita dall’articolo 21 della Costituzione».
RAI ha replicato alle accuse precisando che non si tratta di un bavaglio ma una chiara regola interna in vigore già da tempo: «non c’è alcun bavaglio ai dipendenti RAI in materia di dichiarazioni ai social network: le norme relative alle dichiarazioni agli organi di informazione esistono da tempo e sono state contestualizzate alle nuove tecnologie di comunicazione mediatica ormai in atto. Si sono semplicemente ribadite norme di comportamento in vigore da anni».

martedì 26 giugno 2012

Internet, ecco quanto siamo tracciati

La raccolta dei dati utente sul web da parte delle agenzie pubblicitarie è considerevolmente aumentata dal 2010: e il processo non vuole fermarsi.
I servizi di tracking su 50 dei siti web più visitati al mondo sono considerevolmente aumentati a partire dal 2010, a causa principalmente della crescita delle aste online di pubblicità. Questa la realtà dei fatti secondo quanto riporta un nuovo studio condotto da Krux Digital Inc., società specializzata nella gestione dei dati aziendali.
In media, la visita a una pagina web attiva circa 56 istanze differenti di raccolta dati, contro le 10 che si abilitavano soltanto nel novembre 2010, quando Krux Digital aveva iniziato le sue ricerche in tal senso. I risultati dello studio protagonisti di questa notizia si riferiscono ad analisi effettuate invece lo scorso dicembre. Quanto emerso è l’ulteriore testimonianza della crescita del business della pubblicità online, che oggi alimenta un giro di affari pari a circa 31 miliardi di dollari.
I timori per la privacy non rallentano quindi un processo che ormai sembra inarrestabile: in particolare sono le aste online, in cui gli inserzionisti possono aggiudicarsi i dati circa la navigazione web degli utenti, ad avere un successo particolare tanto da guidare questo segmento di mercato con il 40% dello share. Non appena un consumatore visita una pagina web, si attiva infatti un meccanismo automatico che organizza l’asta secondo vari algoritmi informatici, e in base ad attributi come il tipo di pagina web visitata o le precedenti sessioni di navigazione da parte dell’utente.
Krux ha scoperto che più di 300 aziende hanno raccolto dati relativi ai consumatori, un numero quasi raddoppiato dalle 167 del 2010. La privacy in futuro andrà misurata in relazione alla reale capacità di rendere anonimi i dati tracciati, qualcosa che ad oggi è ancora tutto da dimostrare.

lunedì 25 giugno 2012

Apple mette i laptop a 70 gradi

La cura dei dettagli è da sempre il marchio di fabbrica di Apple: la prova è l'angolazione dei MacBook negli store che invita gli utenti a provarli.
La cura dei dettagli, anche quelli meno importanti, è uno dei punti di forza che hanno permesso ad Apple di raggiungere i traguardi registrati negli ultimi anni. Un paradigma, quello che vige a Cupertino, che coinvolge ogni elemento riguardante l’azienda: ne è la dimostrazione la cura maniacale con la quale gli impiegati degli Apple Store posizionano i dispositivi. E, come vuole la tradizione Apple, anche per quello c’è un’app, la quale aiuta i dipendenti a posizionare gli schermi dei MacBook con un’inclinazione di settanta gradi.
Il perché di tale scelta è presto spiegato: come sottolineato da Carmine Gallo per Forbes, infatti, una simile inclinazione rende il display poco visibile ed invoglia quindi i visitatori del negozio a posizionarlo nella maniera migliore per visualizzare quanto presente sullo schermo. Nel momento in cui l’utente viene a contatto con il prodotto, quindi, si instaura un legame che spinge il primo ad esplorare le possibilità d’uso offerte dal secondo, provandone le diverse funzionalità e saggiandone le potenzialità.
Gallo giustifica quindi la strategia di Apple con la volontà da parte della stessa di creare un’esperienza interattiva che possa condurre l’utente a sentire proprio quanto ha tra le mani: che sia un iPhone, un iPad oppure un Mac, ciascun visitatore di un Apple Store è spinto silenziosamente dall’azienda a vivere in prima persona il dispositivo, eseguendo qualsiasi operazione desideri, per quanto tempo voglia, senza alcuna pressione da parte dei dipendenti. Questi ultimi, anzi, frequentemente invogliano i clienti a provare un prodotto e, durante le sessioni di training, non toccano mai un dispositivo tra le mani di un visitatore senza che quest’ultimo abbia espresso il proprio consenso.
I 70 gradi che caratterizzano l’inclinazione dei MacBook negli Apple Store, insomma, è soltanto uno dei tantissimi tasselli che compongono il mosaico raffigurante la strategia di marketing della mela morsicata, da sempre capace di creare intorno a sé quell’alone di fascino e desiderio negli utenti che ha rappresentato con ogni probabilità la chiave di volta del successo della società.

venerdì 22 giugno 2012

Google acquista Meebo per migliorare G+

Google ha ufficializzato l'acquisizione di Meebo, il cui team andrà a rafforzare ulteriormente le risorse a disposizione del social network Plus.
I rumor erano in circolazione da diversi giorni ed ora giunge la conferma ufficiale: Google ha acquisito Meebo, gruppo operante nel settore della condivisione di contenuti online, per una cifra non meglio specificata. L’ultimo colpo del colosso di Mountain View ha quindi l’obiettivo di rinvigorire ulteriormente le risorse a disposizione di Google+, portando all’interno del Googleplex nuova forza lavoro dotata di una buona esperienza in tale settore.
Nata nel 2005 come società nota principalmente per lo sviluppo di un software di messaggistica istantanea compatibile con svariati protocolli (da Yahoo Messenger a Windows Live Messenger, da GTalk alla Chat di Facebook e così via), Meebo ha poi differenziato la propria attività lanciando alcuni tool per la condivisione nel Web, alcuni dei quali sono risultati particolarmente apprezzati. Tra questi figura anche una barra utile alla scoperta di nuovi contenuti, da integrare facilmente nel corpo delle proprie pagine, utilizzata ad oggi anche da alcuni importanti portali.
Secondo quanto riportato da AllThingsD, l’affare dovrebbe esser stato chiuso per una cifra vicina ai 100 milioni di dollari, benché nessuna delle due parti abbia confermato tale dettaglio. Ciò che è noto, però, è che Meebo nelle ultime settimane ha avviato un processo di snellimento del proprio parco dipendenti, con il licenziamento di circa il 90% degli sviluppatori attivi nella sede di New York. I restanti dipendenti saranno quindi inglobati all’interno del team che si occupa dell’evoluzione di Google+, come confermato anche dal gigante delle ricerche online.
A beneficiare dell’esperienza di Meebo potrebbe non essere il solo Google+, o almeno potrebbe trarne benefici non solo dal punto di vista dell’implementazione di nuovi tool per la condivisione. Da tempo infatti l’azienda si è dimostrata particolarmente attiva anche nel campo dell’advertising e l’ingresso in Google potrebbe essere la dimostrazione di come la società californiana sia alla ricerca di nuove soluzioni in grado di migliorare le proprie campagne pubblicitarie, con un occhio di riguardo alla sfera sociale.

giovedì 21 giugno 2012

Nokia, tra rilancio e licenziamenti

Nokia annuncia la strategia per il rilancio: più Lumia, nuovi licenziamenti, una interessante acquisizione, rimpasto organizzativo e app location-based.
 
Nokia ha annunciato nell’immediata vigilia dell’apertura delle borse europee la strategia con cui intende metter mano al proprio destino rinforzando le scelte del passato e supportandole con un taglio dei costi che rimetta in ordine i conti aziendali. Il nuovo indirizzo imposto dal CEO Stephen Elop punta tutto su tre interventi cardine: una accelerazione nella scommessa sulla serie Lumia, una maggior focalizzazione degli investimenti ed il taglio dei costi per riportare immediatamente in attivo l’azienda.
La situazione del gruppo europeo è quella che tutti conoscono: Stephen Elop al suo arrivo alla guida dell’azienda parlò di una piattaforma in fiamme che richiedeva un salto nel buio pur di salvare il salvabile. La piattaforma in fiamme era quella di Symbian, mentre il salto nel buio è stato quello della scommessa sui Windows Phone. A distanza di mesi c’è chi ancora ritiene che credere in Android sarebbe stata una scelta meno rischiosa, ma al tempo stesso da più parti sembrano arrivare indicazioni tali per cui il potenziale dei Lumia possa ancora trovare spunti di crescita dopo un esordio tanto complesso quanto di difficile interpretazione. Con i featured phone in caduta verticale ed il mondo smartphone sempre più orientato al duopolio iOS/Android, per Nokia la caduta in borsa è stata un salasso difficile da sopportare, ma dal quale ora l’azienda intende uscirne scrollandosi di dosso ogni peso per poter ripartire più leggera, carica solo di ambizioni e di nuovi obiettivi.
E la strategia è stata così delineata:

Nokia è sempre più Lumia

Lumia, Lumia, sempre più Lumia. Il gruppo intende estendere il numero dei device disponibili sul mercato ed approfittare della crescente notorietà di Windows Phone, un sistema operativo che ha la necessità di farsi conoscere prima ancora che apprezzare, e che dall’arrivo di Windows 8 potrebbe trarre importanti vantaggi in tal senso.
Nokia intende anzitutto allargare la base dei dispositivi sul mercato (oggi limitata ai vari Lumia 610, 710, 800 e 900), scommettendo inoltre fortemente sulla differenziazione della propria offerta rispetto a quella rivale (Samsung in primis, saranno vari i produttori pronti a scommettere sui Windows Phone nel prossimo futuro). Tale differenziazione giungerà anzitutto dalle applicazioni, sulle quali Nokia scommette da tempo e dalle quali auspica di trovare nuovo valore soprattutto in termini di servizi location-based (partendo dalla premiata esperienza di Nokia City Lens).

Taglio dei costi

Per rimettere i conti in ordine, il taglio dei costi è un passaggio obbligato fondamentale poiché consente di focalizzare meglio gli impegni e di intervenire radicalmente, rapidamente e con efficacia sugli obiettivi di bilancio fissati. In tutto il gruppo spiega di voler tagliare circa 10 mila posti di lavoro entro la fine del 2013, il tutto però con indicazioni precise circa ambiti e sedi coinvolte.
Cadono sotto la scure di Stephen Elop gli uffici Devices & Services, in particolare presso le sedi di Ulm (Germania), Burnaby (Canada) e Salo (Finlandia). A tutto ciò si accompagnerà una politica di rigore che porterà a distogliere taluni investimenti programmati, ad una riorganizzazione del top management e ad una maggior focalizzazione su prodotti e mercati chiave.
La ristrutturazione dovrebbe alleggerire i conti Nokia di un ulteriore miliardo di dollari oltre ai 900 milioni già tagliati in precedenza con scadenza a fine 2012.

Acquisizioni e investimenti

La riduzione dei costi non vuol però essere un passo indietro, anzi: Nokia fa capire immediatamente di voler anzi continuare a scommettere sulle proprie scelte annunciando l’acquisizione della Scalado, gruppo sul quale si scommette per migliorare radicalmente l’offerta degli smartphone in termini di imaging. Mentre torna in auge la suggestione Lumia PureView, insomma, il gruppo si porta in casa un team che così descrive la propria attività:
Cattura rapida, visualizzazione ed editing di immagini ad alta risoluzione. Consumo minimo di batteria e di memoria. Funzioni ed effetti intuitivi ed innovativi. Tutte le tecnologie Scalado mettono a disposizione questi benefici scatenando il potere dell’istantaneità, della cattura di immagini, della visualizzazione e del miglioramento del tuo mobile. In breve, le nostre tecnologie mettono a disposizione una grandiosa esperienza di imaging sui dispositivi mobile, il che motiva il fatto per cui le tecnologie Scalado danno agli utenti molte ragiuni per amare i loro strumenti mobile.
Ecco il manifesto programmatico pubblicato nei giorni scorsi da Scalado, il gruppo acquisito da Nokia per potenziare il software mobile per l'imaging.
Tra le virtù della tecnologia Scalado v’é ad esempio la capacità di girare veri e propri filmati invece di un solo e semplice scatto, consentendo così in post-produzione di migliorare la qualità del risultato con adattamenti ad hoc per ottimizzare ad esempio la resa dei volti, delle posture o delle espressioni. In abbinata ai 41MP della tecnologia PureView il tutto sembra insomma restituire forti potenzialità che renderebbero un ipotetico Nokia Lumia PureView giocoforza interessante sul mercato consumer. Gli uffici Scalado di Lund (Svezia) diverranno un punto di riferimento per i software Nokia in ambito imaging ed il team verrà interamente assorbito dall’azienda finlandese. Non sono stati invece resi noti i termini economici dell’operazione.
Il gruppo spiega inoltre di voler investire anche sui featured phone, mercato dato in caduta libera ma sul quale Nokia intende operare per migliorare i propri margini e confermare la propria posizione laddove i numeri di vendita sono ancora ampi e dove la parabola discendente potrebbe andare rallentando.

mercoledì 20 giugno 2012

Google compra KikScore per garantire l’e-commerce

Google ha acquisito il servizio di trust seal per attività e-commerce KikScore, la cui tecnologia potrebbe essere implementate in Trusted Stores
Google ha acquistato il brevetto, la tecnologia e le attività di KikScore, uno fornitore di trust seal per le piccole imprese di e-commerce. L’annuncio è stato pubblicato sul blog ufficiale di KikScore.
KikScore offre il suo servizio a circa 1.700 piccole imprese in vari paesi, ma a partire dal 28 giugno 2012 il suo supporto non sarà più disponibile. KikScore suggerisce quindi ai propri clienti di passare al prodotto Google Trusted Stores.
Google Trusted Stores si concentra su come aiutare gli acquirenti di negozi online garantendo loro che i tempi di consegna e i servizi saranno soddisfacenti. Google Trusted Stores offre agli acquirenti anche la possibilità di optare per un acquisto protetto, con la promessa che Google interverrà nel caso ci fossero problemi di fatturazione o spedizione. I commercianti che espongono il distintivo Trusted Stores devono soddisfare gli standard di Google per i problemi di spedizione e di servizio. In poche parole, Google Trusted Stores si concentra sulle transazioni delle attività commerciali online.
Diversa invece la filosofia di KikScore che, invece, si concentra sulla reputazione del business a più ampio respiro, rassicurando gli acquirente e i visitatori del sito su chi sta dietro all’attività, sulla stabilità finanziaria della gestione o fornendo l’immancabile feedback dei clienti. Non sono stati rilasciati ancora dettagli su ciò che Google ha intenzione di fare con la tecnologia di KikScore. Tuttavia, nonostante la diversità fra i due servizi, l’acquisizione di KikScore potrebbe espandere ulteriormente l’offerta di Trusted Stores rendendola più affidabile, automatica e generalmente adattabile ad ogni contesto.

martedì 19 giugno 2012

Google cerca partner per le Google Car

Google è alla ricerca di un partner tra le case automobilistiche per realizzare il noto progetto Google Car, l'auto che guida da sola.
Il progetto Google Car è ben avviato e sembra che sia arrivato il momento, per il colosso della ricerca, di passare ad un’ulteriore fase dello sviluppo di quello che è uno dei progetti più interessanti sul fronte motoristico, ovvero un’auto che si guida da sola.
Google, infatti, sarebbe alla ricerca di un partner a Detroit per unire i propri sforzi e cercare di portare la sua Google Car sulle strade entro i prossimi dieci anni. Come pubblicato dal Wall Street Journal, il capo del progetto, Anthony Levandowsky, era in Motor City questa settimana, per parlare ad una conferenza della Society of Automotive Engineers.
Secondo le sue parole, il progetto ha ancora bisogno di almeno un milione di miglia da percorrere prima di essere pronto per la vendita, ma il sistema potrebbe essere pronto anche molto prima del prossimo decennio. Non è certo l’unica questione che Google deve affrontare per la realizzazione della Google Car: oltre ai problemi relativi alla guidabilità e alla sicurezza del mezzo, ci sono anche difficoltà legali collegate a come le assicurazioni considereranno le responsabilità delle nuove vetture. E a questi vanno aggiunte le difficoltà sul software e sull’hardware, inclusi i costi e l’affidabilità dei sensori per rivelare i pericoli intorno alla macchina. L’obiettivo di Google è quello di ridurre le morti dovute a incidenti stradali, visto che il 90% di tutti gli incidenti è dovuto ad errori umani. Google, quindi, deve saper dimostrare che un’auto che si guida da sola è più sicura e fa meno errori di un autista in pelle e ossa.
Google è attiva su più fronti, da quello delle case automobilistiche, passando dai fornitori, senza dimenticare le compagnie assicurative. Fino ad ora le Google Car (circa 10 modelli attivi) hanno coperto più di 250.000 miglia, ma è ovvio che il traguardo del milione di miglia sarebbe più rassicurante per testare la tecnologia e per l’opinione pubblica.
Attualmente Google utilizza dei modelli di Toyota Prius per i suoi test; negli ultimi anni anche General Motors ha presentato un prototipo di automobile che si guida da sola. Il che dimostra che quella scelta da Google potrebbe rivelarsi una strada giusta da percorrere per il futuro.

lunedì 18 giugno 2012

Apple compra l’italiana Redmatica

Apple ha acquisito l'italiana Redmatica, software house attiva nella produzione di soluzioni per la registrazione e l'editing audio.
Nelle ore in cui la città di Correggio tremava sotto l’effetto dello sciame sismico che ha colpito l’Emilia Romagna, l’AGCM pubblicava un comunicato che porta proprio un’azienda di Correggio tra le braccia della Apple. Trattasi della Redmatica S.r.l., software house attiva nel mondo della musica, che viene così assorbita in parte dal gruppo di Cupertino portando tra le mani di Tim Cook lo sviluppo e la proprietà intellettuale maturati in questi anni. Tra le proposte del gruppo figura ad esempio GBSamplerManager, software per GarageBand iOS per iPhone e iPad.
Trattasi della seconda azienda italiana venduta a grandi gruppi USA negli ultimi tempi: il caso precedente fu quello di Glancee, quando la parte acquirente era un Facebook in prossimità dell’IPO.
Un gruppo di ispirazione internazionale, dunque, che nella realtà USA trova ora pieno compimento sulla base della cessione conseguita. Titolare unico dell’azienda è Andrea Gozzi. Ignota al momento la cifra a cui sarebbe avvenuta l’acquisizione. Sul forum del gruppo (“The Ultimate OS X Music and Audio Production Site”) si raccoglie in queste ore la rabbia dei primi utenti raggiunti dalla notizia, i quali temono di perdere soluzioni su cui avevano riposto la propria fiducia e che ora potrebbero cambiare natura una volta assorbiti definitivamente tra le braccia di Cupertino.
L’operazione porta nelle mani della Apple la totalità del gruppo (fatto salvo alcuni asset minori e non strettamente correlati all’attività di sviluppo) e l’AGCM ha offerto il proprio benestare al completamento dell’acquisizione in quanto nulla determina possibili ostacoli di natura concorrenziale. Nella fattispecie il controllo dell’Authority concerne i software DAW, ossia Digital Audio Workstation (applicativi per la registrazione e l’editing audio):
Nei software DAW, a livello mondiale il ramo d’azienda Redmatica detiene una quota inferiore all’1% mentre Apple detiene una quota pari a [10-15%] circa. In tale mercato sono presenti numerosi e qualificati concorrenti. In virtù di quanto considerato, si ritiene che nel mercato di riferimento l’operazione non avrà effetti pregiudizievoli per la concorrenza, non determinando modifiche sostanziali nella struttura concorrenziale dello stesso.

venerdì 15 giugno 2012

Facebook vuole gli under 13

Facebook intende regolarizzare la presenza degli under 13 sul sito. Il modello potrebbe essere una sorta di parental control per garantirne la protezione.
Faceboook è popolato da milioni di bambini che, mentendo sull’età, si iscrivono al social network, spesso con l’approvazione di genitori che addirittura li aiutano a creare un account tutto per loro. Una situazione che un anno fa convinse Mark Zuckerberg ad affrontare il problema con qualcosa di meno tedioso – e soprattutto inutile – della cancellazione degli account illeciti, bensì immaginando di convincere le autorità che era molto meglio formalizzarne la presenza per poterli tutelare meglio. Ora il momento delle decisioni sembra arrivato, anche sulla base di una Commissione Europea che può facilmente fare da sostegno a questo tipo di approccio.
È il Wall Street Journal a spiegare che gli ingegneri di Palo Alto stanno lavorando a un sistema di accesso parallelo al sito che comporti l’adesione sia del minore che del genitore, al quale viene demandato il veto sulle amicizie e l’uso delle applicazioni. Una sorta di parental control applicato al social network col quale Facebook vuole aggirare il Privacy Protection Act sugli under 13 – un protocollo di legge molto dispendioso, utilizzato per intenderci dai siti della Disney – e inventarne uno proprio che rispetti le leggi federali e protegga i bambini da possibili intrusioni.
Qui però sorgono le prime perplessità. Il social di Menlo Park vuole, da un lato, gli under 13, ma dall’altro mostra con il referendum consultivo di questi giorni di avere la chiara intenzione di ampliare il proprio arbitrio sui dati personali dei suoi utenti: due iniziative parallele, per molti versi incompatibili pur se formalmente distinte. Due tensioni opposte, che giustificano alcuni commenti dei blog americani – molto sensibili sul tema dei minori sul web – anche per l’immane problema del bullismo – che non vedono di buon’occhio questa operazione, troppo simile per certi aspetti alle campagne pubblicitarie degli anni ’60 e ’70 che portarono le multinazionali del tabacco e della nutrizione a conquistare i bambini per farne loro futuri e fedeli clienti.
L’aggancio degli under 13 è senza dubbio una comprensibile azione di regolamentazione e di tutela, ma può nascondere anche una strategia commerciale molto spregiudicata. Il processo alle intenzioni, quindi, non potrà che affiancare l’analisi dei passi di Zuckerberg in questa direzione.
Tecnico Informatico Verona

giovedì 14 giugno 2012

UE, ecco dove Google è “evil”

Joaquin Almunia ha rilevato 4 comportamenti in Google che l'antitrust europea intende risolvere in tempi brevi: nel mirino ricerca verticale e advertising.
Joaquin Almunia ha inviato ad Eric Schmidt una lettera che da una parte è una apertura e dall’altra un ultimatum: facendo seguito a 18 mesi di approfondimenti sull’attività di Google ed in relazione ad una lunga serie di denunce depositate presso la commissione europea, l’antitrust del vecchio continente si appresta ora a chiudere la vertenza secondo le modalità che Google vorrà conseguire.
  • Il primo spunto di riflessione è relativo ai motori verticali interni al motore stesso: Google è stata accusata di creare filoni verticali di ricerca che, invece di entrare in competizione con altri motori verticali di simile natura, vengono forzati tra le SERP e non lasciano così spazio alle offerte concorrenti. Così facendo Google rafforza il proprio potere traslando il dominio del proprio motore su ogni singolo ambito di ricerca, il che crea una ostruzione artificiosa che l’UE intende smantellare;
  • Il secondo spunto è relativo al modo in cui Google copia contenuti dai servizi verticali rivali facendoli propri all’interno della propria offerta. In taluni casi possono essere copiati anche contenuti sotto copyright, ed in ogni caso il materiale viene sottratto senza autorizzazione e riciclato all’interno delle pagine del gruppo, cosa che secondo la Commissione Europea può fortemente impattare ad esempio su siti di viaggio o guide per la ristorazione;
  • La terza riflessione è relativa all’accordo con cui Google impone l’esclusiva dei propri annunci sui siti nei quali compaiono gli annunci del gruppo stesso. Tale comportamento impedisce alla concorrenza di poter esprimere il proprio servizio, con un impatto diretto su negozi online, magazine e brodcaster;
  • L’ultimo rilievo è relativo alle restrizioni che Google impone in termini di portabilità tra le campagne su AdWords e le piattaforme rivali. Le restrizioni contrattuali indicate dall’UE determinerebbero una ennesima ostruzione al mercato, intaccando in tal senso l’advertising, ossia il nocciolo del core business di Mountain View.
Joaquin Almunia ha svelato le proprie carte ed ora attende la risposta di Google. Ma il messaggio è chiaro: la velocità è un aspetto fondamentale poiché l’UE non intende perdere altro tempo.

mercoledì 13 giugno 2012

StatCounter: è Chrome il browser più usato

Secondo una ricerca di Statcounter, Chrome è stato il browser più usato nell'ultima settimana. Anche Android Robot sorpassa Opera.
È da qualche tempo che Google Chrome attendeva con ansia di scavalcare Internet Explorer, il browser più diffuso e utilizzato della rete ed ora, secondo i dati pubblicati da Statcounter, la leadership del software targato Microsoft avrebbe perso il suo primato proprio la scorsa settimana a favore di Chrome, con Firefox, Safari e Opera a seguire all’interno della top five.
 
Source: StatCounter Global Stats – Browser Market Share
L’ elemento più importante legato al successo di Chrome sono sicuramente le estensioni, applicazioni aggiuntive il cui contributo garantisce un’enorme flessibilità e versatilità al browser. Anche la forte internazionalizzazione del servizio, come la disponibilità dello strumento sociale My Chrome Theme in 36 lingue, estende il suo appeal a tutto il pianeta. Leggerezza e semplicità, unitamente alla forza del brand, completano il quadro che ha reso possibile il successo conseguito.
Microsoft non sta però subendo la carica di Chrome in maniera passiva ma, anzi, Statcounter rileva come l’ultima versione del browser di Redmond, Internet Explorer 9, stia facendo notevoli progressi. A prescindere dal fatto che Chrome chiuderà il mese di maggio in cima alla classifica, sembra ormai evidente che il browser Google potrebbe abituarsi al primo gradino del podio, ma Microsoft sembra voler vendere cara la pelle. Anche perché IE10 sta per arrivare e da quel momento in poi molte cose potrebbero cambiare.

martedì 12 giugno 2012

Quando il CAPTCHA diventa un gioco

Una startup di Detroit ha pensato di sostituire i sistemi CAPTCHA con un apposito minigioco: favorevole la reazione di fornitori e utenti.
 
Il CAPTCHA diventa un gioco grazie a una startup di Detroit. Non sono pochi i siti internet che necessitano di verificare la presenza di un utente in carne ed ossa dall’altra parte dello schermo per assicurarsi che sistemi automatizzati non possano accedere a pagine molto delicate dal punto di vista della sicurezza. Il test consiste nel digitare la parola mostrata in un’immagine solitamente sfocata o distorta, così che sia naturalmente necessaria la presenza di una persona (e non un bot) per completare tale operazione. Questo sistema, oltre a perdere d’efficacia nel corso degli anni, si rivela spesso frustrante tanto da spingere il 20% degli utenti ad abbandonare il sito internet prima ancora di aver digitato la parola nascosta.
«I CAPTCHA basati su testo sono spesso difficili da decifrare e superare», ha detto Reid Tatoris, chief operating officer di Are You a Human. «Questo circolo vizioso rende frustrante l’esperienza d’uso degli utenti che molte volte preferiscono rinunciare a proseguire all’interno di un sito. PlayThru unisce puzzle intuitivi con algoritmi proprietari pensati per distinguere l’interazione umana da dannosi attacchi automatizzati, dando fiducia ai fornitori di contenuti e al contempo un’esperienza molto piacevole per gli utenti». Una dimostrazione pratica dell’idea è disponibile nel filmato seguente:
Tecnico Informatico Verona

lunedì 11 giugno 2012

Dragon Drive, assistente vocale per l’auto

Nuance presenta Dragon Drive, un nuovo assistente vocale pensato appositamente per l'utilizzo in automobile: un valido supporto per il conducente.
Nuance, società specializzata nella realizzazione di tecnologie di riconoscimento vocale, annuncia il lancio di Dragon Drive, assistente vocale appositamente pensato per il funzionamento in automobile. Il sistema è stato infatti pensato affinché il conducente possa “comunicare” con il mezzo, con accesso a elementi come musica e navigazione satellitare, il tutto alimentato dalla tecnologia Nuance Dragon. Presentazione che arriva solo qualche mese dopo l’annuncio di un sistema simile, pensato tuttavia per le TV.
Nuance presenta Dragon Drive, una sorta di Siri pensato per migliorare l'esperienza di guida e l'assistenza di chi è al volante.
Nuance, che vanta una capitalizzazione di mercato pari a 6,58 miliardi di dollari, pare sia finita anche sotto l’occhio vigile di Apple, la quale potrebbe offrire cifre sostanziose pur di ottenere tutte le tecnologie vocali future pensate e prodotte dall’azienda. L’intento è chiaramente quello di migliorare ulteriormente Siri, che peraltro funziona proprio grazie a una tecnologia targata Nuance, migliorando ulteriormente l’interazione uomo-macchina per rendere sempre più naturale il dialogo tra l’utente ed i server di Cupertino.
Nel frattempo c’è Dragon Drive: promettente, affidabile, preciso e già disponibile in diverse lingue, italiano compreso.
 
Tecnico Informatico Verona

venerdì 8 giugno 2012

Feezy, streaming musicale all’italiana

Feezy 
Feezy è un nuovo servizio per lo streaming musicale che consente di accedere alle proprie playlist anche da mobile, anche in offerta gratuita.
Anche l’Italia esprime una propria offerta sul mercato musicale basato sullo streaming. Il nome nuovo è quello di Feezy, progetto che nasce con l’appoggio di nomi quali EMI, Sony, Universal e Warner, oltre a centinaia di etichette indipendenti, e che tenterà di proporre un nuovo modello di offerta e di business per catturare l’utenza interessata ad un accesso a basso costo (quando non gratuito) alla propria musica preferita.
Questo è Feezy, il nuovo servizio italiano di musica digitale lanciato oggi nel nostro Paese. Nato dall’amore per la musica e dalla voglia di renderla sempre disponibile per tutti, Feezy è stato sviluppato da One Italia (multinazionale che opera nel mercato del Web e del Mobile) e Televideocom (affermata Internet Company specializzata nei settori ICT e Networking).
Ad oggi Feezy è disponibile sia su PC (Windows XP, Windows Vista, Windows 7) che su Mac (OS X 10.5.8 o 10.6.2 e successivi) e richiede l’installazione del plugin Silverlight: il servizio fa leva sulla tecnologia DRM PlayReady messa a disposizione dalla Microsoft. Presto l’applicazione verrà distribuita anche su Windows Phone, iOS ed Android, aprendo così definitivamente anche al mondo mobile per rendere quanto più portatile e pervasiva l’offerta. Una volta ottenuto l’accesso al servizio, non resta che comporre le proprie playlist ed iniziare l’ascolto con una esperienza di fruizione calibrata sul pacchetto prescelto.
Tre sono le modalità per accedere i propri brani:
  • Feezy, a titolo gratuito e con un catalogo disponibile pari ad 11 milioni di brani, ma con un limite mensile di utilizzo pari a 15 ore in tutto;
  • Feezy Plus, dal prezzo di 4,99 euro/mese (3.99 euro in caso di accesso all’offerta che scadrà il 30 giugno), che consente di escludere dal flusso le interruzioni pubblicitarie e che eleva la qualità dell’ascolto a 320 Kb/s;
  • Feezy No limits, che consentirà presto di accedere ai brani anche su smartphone e tablet, e addirittura offline: tale offerta non è al momento ancora accessibile, ma lo sarà entro l’estate.
Come funziona Feezy
Come funziona Feezy
Ti piace un brano o un album? Aggiungilo con un click alla tua nuova playlist e costruisci la tua biblioteca musicale ideale: seleziona le canzoni che ami e quelle che non conoscevi ma che, grazie a Feezy, hai scoperto di amare! Con le playlsit è facile creare le sequenze musicali per i tuoi momenti speciali, mentre fai sport o per le feste. Dai un un nome alla tua playlist, poi trascina semplicemente i brani: non ci sono limiti ai brani che possono essere inseriti in una playlist né alle playlist che possono essere create.
Grazie alla collaborazione con Angolo Testi sarà possibile affiancare all’ascolto dei brani anche la visualizzazione dei relativi testi ed inoltre grazie alla partnership siglata con Musictory è possibile rimanere aggiornati sui propri artisti preferiti in presa diretta.
Enzo Mazza, presidente FIMI, non può che plaudire al nuovo inizio, accogliendo così Feezy come nuova promettente realtà del mercato musicale online al gusto italiano:
L’annuncio del lancio di Feezy e l’adesione delle principali case discografiche italiane è un segnale importante di crescita e di sviluppo di nuovi modelli di business legati alla musica digitale, che a livello mondiale ha fatto registrare nel 2011 un fatturato superiore ai 5 miliardi di dollari, raggiungendo il 32% del totale mercato. In Italia, secondo i dati Deloitte del primo trimestre del 2012, la musica liquida ha superato il 30% del totale mercato, mostrandosi come una delle realtà più vivaci ed interessanti nell’ampio panorama dei contenuti digitali legali.
All’offerta non poteva mancare una fondamentale componente “social”, essenza stessa della fruizione musicale: Feezy consente di condividere brani e playlist, creando così una community attorno agli ascolti e consentendo di vivere questa dimensione tanto su Facebook quanto su Twitter o G+.
 
Tecnico Informatico Verona

giovedì 7 giugno 2012

La mela e il fitness: social è meglio

Apple Fitness
Un brevetto Apple dimostra come l'azienda sia interessata a proporre in futuro su iOS una tecnologia che stimola fitness e condivisione.
Il fitness in salsa social in arrivo sulle future versioni di iOS. Secondo un brevetto scoperto da Apple Insider, a Cupertino sarebbero al lavoro su una nuova tecnologia che dovrebbe incoraggiare chi possiede un dispositivo con la mela morsicata ad allenarsi, condividere in tempo reale con altri utenti – non importa in quale parte del mondo si trovino – i progressi fatti durante una routine e diventare più competitivi.
Il brevetto, che è stato depositato da Apple solo tre mesi or sono, si basa sulla funzionalità del sistema Nike+, che consente a un utente di condividere le proprie prestazioni con gli altri ma solo dopo che lo stesso ha finito quella determinata sessione di allenamento. Un limite, questo, che Apple vorrebbe superare con la nuova soluzione proprietaria, che consentirebbe di condividere i risultati di una routine di fitness in tempo reale con tutti quegli sportivi che stanno svolgendo esercizi simili.
Le funzionalità di tale tecnologia non si limitano però solo alla condivisione delle statistiche, ma Apple vorrebbe spingere maggiormente verso la competizione fornendo un modo per invitare due o più utenti a sfidarsi. È comunque interessante notare che nel brevetto Cupertino non fa alcun riferimento alla tecnologia Nike+: tale scelta suggerisce che la società sta progettando di prendere le distanze dall’azienda con sede in Oregon, sviluppando un sistema del tutto proprietario. Come sempre, dato che si tratta di un brevetto non è certo che l’azienda di Tim Cook deciderà di utilizzarlo su iPhone, iPod Touch e/o iPad.
 
Tecnico Informatico Verona
Leggi tutto: http://www.webnews.it/2012/02/04/la-mela-e-il-fitness-social-e-meglio/#ixzz1vg3tLMzc

mercoledì 6 giugno 2012

Apple spiega la garanzia con una tabella

AppleCare Protection Plan
Apple illustra agli utenti i termini della propria garanzia pubblicando una tabella esplicativa in risposta alla condanna dell'antitrust.
Apple ha pubblicato sul proprio sito Web una tabella nella quale viene fatta totale chiarezza sui termini della garanzia così come previsti ed intesi dal gruppo per l’utenza italiana. L’iniziativa sembra essere una risposta diretta all’antitrust italiana, la quale ha multato l’azienda con una sanzione da 900 mila euro in seguito confermata anche dal TAR in virtù di una sovrapposizione tra Garanzie previste per legge e la cosiddetta AppleCare.
In relazione ad esempio alla “copertura delle riparazioni o della sostituzione”, la Garanzia legale prevede interventi per difetti presenti al momento della consegna (con 2 anni di tempo dalla data della stessa), la Garanzia annuale limitata di Apple prevede interventi per i difetti che si manifestano dopo la consegna (con 1 anno di tempo dalla stessa) e l’AppleCare Protection Plan prevede invece interventi per difetti che si manifestano dopo la consegna con tempi pari a 3 anni per Mac o monitor e 2 anni per Apple TV, iPad, iPhone o iPod.
Ogni dettaglio è indicato sull’apposita pagina sul sito Apple sulla base della tabella sotto riportata:
Garanzia Apple
Apple spiega i termini della garanzia sui propri prodotti
Tecnico Informatico Verona

martedì 5 giugno 2012

Google avrebbe potuto acquisire Twitter

Google e Twitter
Google avrebbe potuto acquistare Twitter alcuni anni fa, ma probabilmente era troppo impegnato a sviluppare Google+ e non se ne fece nulla.
Se c’è un settore in cui Google non ha ancora conquistato il primato è quello dei social network. Dopo il fallimento di Buzz, il colosso della ricerca ha lanciato Google+ che, nonostante gli incoraggianti ritmi di crescita in termini di iscrizione, non ha ancora quel traffico e quel coinvolgimento che invece caratterizza concorrenti come Facebook. Eppure c’è stato un momento in cui Google avrebbe potuto acquistare Twitter, entrando così nel settore dal portone principale.
Peccato, però, che Google non si fosse interessato all’acquisto di Twitter perché, secondo quanto asserito dal blogger Michael Arrington, troppo impegnato a sviluppare Google+. E pensare che a suo tempo Twitter sarebbe costato 5 miliardi di dollari, una cifra probabilmente accessibile a Google e col senno del poi non così elevata se paragonata al successo che Twitter ha avuto nel corso degli ultimi anni.
Forse la motivazione alla rinuncia di una così importante realtà del Web è stata la seguente: Google aveva bisogno di una vera e propria piattaforma sociale, in grado di fungere da collante tra i diversi servizi proposti, e non di un servizio di micro-blogging. Una risposta plausibile, ma che non convince del tutto: allo stato attuale Google arranca sul versante social, mentre Twitter ha un successo di portata mondiale ed è probabilmente irraggiungibile e destinato a rimanere indipendente.
Ma son tutti ragionamenti postumi, mentre l’unica realtà assodata è nel fatto che ad un certo punto Google e Twitter avrebbero potuto incrociare i rispettivi interessi. Quando ciò è successo, però, ormai Google+ occupava i progetti del team di Eric Schmidt, a suo tempo CEO di Mountain View. E la storia non ha così visto le parti tendersi la mano per cercare un’intesa.
Tecnico Informatico Verona

lunedì 4 giugno 2012

Gmail attiva il completamento automatico

Google ha presentato un nuovo sistema per il completamento automatico delle ricerche in Gmail simile a quello presente nel motore di ricerca principale.
Dopo aver annunciato le novità che stringono ulteriormente il legame tra Gmail e Google+, il team che si occupa dello sviluppo del servizio di posta elettronica targato Mountain View presenta un’ulteriore funzionalità legata a quest’ultimo: trattasi di un nuovo sistema per l’autocompletamento durante le ricerche effettuate mediante le pagine di Gmail, il quale consente di individuare rapidamente quanto cercato all’interno dell’archivio delle email ricevute oppure di quelle inviate.
Un esempio di utilizzo del completamento automatico in Gmail
La nuova feature annunciata dal colosso delle ricerche rappresenta quindi l’ennesima dimostrazione di come l’azienda intenda rendere i propri servizi il più possibile simili tra di loro, portando l’esperienza accumulata grazie a quelli maggiormente utilizzati all’interno dei prodotti che necessitano di essere migliorati. In una prima fase, però, il completamento automatico sarà disponibile esclusivamente in lingua inglese, mentre l’implementazione di nuove lingue giungerà nei prossimi mesi secondo un modo di procedere ormai consolidato.
Tecnico Informatico Verona

venerdì 1 giugno 2012

Mark Zuckerberg ha sposato Priscilla Chan

Mark Zuckerberg è ora sposato con Priscilla Chan: a 24 ore dall'esordio al Nasdaq, Zuckerberg è convolato a nozze con la propria fidanzata di sempre.
«Mark ha aggiunto un avvenimento importante al 19 maggio 2012 sul suo diario: Sposato con Priscilla Chan». Non possono essere che queste le parole e il modo con cui annunciare al mondo le nozze di Mark Zuckerberg, il ragazzo che ha fondato Facebook e che nel giro di appena 24 ore, all’età di 28 anni, ha coronato due sogni per la propria vita: portare in Borsa la propria azienda e convolare a nozze con la propria fidanzata.
Mark Zuckerberg annuncia il proprio matrimonio su Facebook
Mark Zuckerberg annuncia il proprio matrimonio su Facebook
L’annuncio giunge direttamente sulla bacheca di Zuckerberg, il quale usa pertanto proprio Facebook per ufficializzare il proprio “sì” e raccogliere istantaneamente migliaia di “like” da tutto il mondo”.
Chi ha conosciuto la vita di Mark Zuckerberg soltanto tramite il film “The Social Network” probabilmente non identifica quella che a suo tempo era già la sua promessa sposa: il film ne ha tralasciata la figura, limitandosi ad una descrizione isolata di Zuckerberg senza soffermarsi sulla fidanzata degli esordi (e probabilmente sottovalutando in ciò la durata del rapporto). Invece quel rapporto nato con le prime righe del codice di “The Facebook” è diventato in seguito un rapporto solido e duraturo, fino all’estremo “sì” che ha sigillato il legame.
E se a Wall Street si era presentato con la sua solita felpa (sollevando non pochi mugugni per il gesto inappropriato), nel giorno delle proprie nozze per Zuckerberg è invece stato scelto un abito decisamente classico, con tanto di cravatta e camicia bianca:
Mark Zuckerberg, la foto ufficiale delle nozze con Priscilla Chan
Mark Zuckerberg, la foto ufficiale delle nozze con Priscilla Chan
Alla cerimonia avrebbero partecipato 100 invitati e la festa si sarebbe tenuta presso il ristorante preferito della coppia a Palo Alto. La coincidenza con la quotazione al Nasdaq di Facebook sarebbe semi-casuale: le nozze erano in programma ormai da tempo, ma la coppia attendeva che Priscilla terminasse gli studi per un futuro da pediatra (la laurea specialistica è stata conseguita ad inizio anno). La fede nuziale sarebbe stata disegnata da Zuckerberg in persona e sarebbe ornata da un rubino.
Mark e Priscilla hanno incrociato quindi le proprie “timeline”, dando vita ad una nuova famiglia proprio nei giorni in cui la vita di Mark diventa inevitabilmente nuova: marito e miliardario, moglie e miliardaria. Ma soprattutto giovani e innamorati che dopo nove anni di fidanzamento coronano il proprio sogno.
Congratulazioni, Mark. Congratulazioni, Priscilla.