lunedì 30 aprile 2012

Internet, quasi 200.000 siti HTTPS sono insicuri

Una ricerca Trustworthy Internet Movement avverte circa le vulnerabilità di quasi 200.000 siti web HTTPS, ma la soluzione è più semplice del previsto.
Il 90% dei siti internet basati su HTTPS, come spiega un rapporto pubblicato oggi da Trustworthy Internet Movement, organizzazione no-profit che si impegna a risolvere i problemi di sicurezza, privacy e affidabilità della grande Rete, sono vulnerabili ad attacchi SSL. La relazione si basa sui dati di un nuovo progetto chiamato SSL Pulse, che utilizza una tecnologia di scansione automatizzata sviluppata da Qualys per analizzare la forza delle implementazioni HTTPS su parte dei siti web più importanti segnalati dalla società di analisi sul web, Alexa.
Nonostante la metà dei 200.000 portali presi in esame abbia ricevuto un “A” per la qualità delle loro configurazioni, solo il 10% è stato classificato come realmente sicuro. Il 75%, corrispondente a circa 148.000 siti web, è risultato vulnerabile ad un attacco conosciuto come “Beast”, il quale può essere utilizzato per decriptare i token di autenticazione e cookie. Questa tipologia di attacco è stata presentata la prima volta dai ricercatori Juliano Rizzo e Thai Duong alla conferenza sulla sicurezza ekoparty a Buenos Aires, Argentina, nel mese di settembre 2011, ed il suo potenziale impatto si rivela ora nei numeri della ricerca Trustworthy Internet Movement.
Protezioni contro questa offensiva sono già stata istituite nelle nuove versioni dei browser più diffusi, tuttavia sono ancora tante le persone, specialmente in ambienti di lavoro, che si accontentano (spesso soprattutto per ignoranza o scarso interesse) anche di edizioni particolarmente vetuste, come Internet Explorer 6, ed esposte pertanto a questo tipo di pericolo.
Ad ogni modo, riparare la vulnerabilità è un’operazione abbastanza semplice, che richiede soltanto l’applicazione di una patch apposita. Trustworthy Internet Movement prevede quindi di effettuare nuove scansioni con SSL Pulse al fine di aggiornare le statistiche mensili circa i siti web che hanno fatto progressi con le loro implementazioni SSL. L’organizzazione ha anche annunciato la nascita di una task force speciale adibita allo sviluppo e alla proposta di soluzioni dedicate ai problemi noti in queste aree fondamentali.

Microsoft, sei patch per il mese di aprile

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Microsoft ha diramato sei bollettini di sicurezza con altrettante patch per Windows, Internet Explorer, Office ed altre applicazioni.
Il secondo martedì del mese è arrivato e puntualmente sui tempi annunciati Microsoft ha rilasciato la tradizionale serie di aggiornamenti mensili per i propri software consentendo agli utenti di risolvere le principali falle riscontrate in queste settimane. Questa volta sono sei i bollettini di sicurezza diramati dall’azienda di Redmond, quattro dei quali catalogati come critici, mentre i restanti due sono stati ritenuti importanti dagli sviluppatori del gruppo statunitense.
La patch MS12-023 riguarda principalmente Internet Explorer e ne corregge cinque falle, le più pericolose delle quali riguardano la possibilità di eseguire codice da remoto sul computer di un utente che abbia visitato una pagina Web allestita per l’occasione. Tale tipologia di attacco è anche alla base dei potenziali pericoli derivanti dalle vulnerabilità corrette con le patch MS12-024, MS12-025 e MS12-027, riguardanti rispettivamente il sistema operativo Windows, il framework .NET ed una serie di applicazioni quali Microsoft Office, Microsoft SQL ed i Microsoft Developer Tool.
Se le suddette correzioni rappresentano quelle ritenute critiche dagli addetti alla sicurezza all’interno della società di Redmond, le restanti due hanno invece minore rilievo ma rappresentano tuttavia aggiornamenti che Microsoft consiglia di installare nel più breve tempo possibile. La patch MS12-026, ad esempio, corregge una falla individuata nel Microsoft Forefront United Access Gateway che potrebbe consentire ad eventuali malintenzionati di ottenere informazioni riservate sul computer in uso, mentre la MS12-028 risolve un bug relativo a Microsoft Office ed utilizzabile mediante la condivisione di un file corrotto per eseguire codice da remoto.
La falla individuata in Internet Explorer rappresenta con ogni probabilità quella bisognosa di maggiore attenzione tra tutte quelle coperte da Microsoft con gli ultimi aggiornamenti e gli esperti consigliano dunque di installare la relativa patch non appena possibile. L’azienda suggerisce inoltre l’upgrade mediante i classici strumenti forniti per l’installazione degli aggiornamenti fornito all’interno del sistema operativo Windows, da utilizzarsi nel più breve tempo possibile per non incorrere in potenziali pericoli durante l’uso di applicazioni di vario genere (exploit in grado di colpire i sistemi vulnerabili, infatti, avrebbero già trovato la strada della Rete e rappresenterebbero pertanto una minaccia immediata per l’utenza Windows).
Il prossimo appuntamento con le patch Microsoft è fissato per martedì 8 maggio.
Tecnico Informatico Verona

Leggi tutto: http://www.webnews.it/2012/04/11/microsoft-patch-day-aprile/#ixzz1rizzm624

venerdì 27 aprile 2012

Project Glass: la realtà aumentata secondo Google

Project Glass è il nome scelto da Google per battezzare un progetto che in quanto ad ambizioni non ha nulla da invidiare agli altri. Fine ultimo è la realizzazione di occhialini da indossare non come accessorio di moda, ma come strumento in grado di offrire un nuovo livello di percezione della realtà. Gli occhialini made in Mountain View permetteranno infatti di visualizzare su di una delle due lenti informazioni quali il percorso più breve per raggiungere un luogo, le condizioni meteorologiche, le ultime news dal Web, le chiamate e gli SMS ricevuti, così come consentiranno di scattare fotografie, condividere contenuti su Google+ ed accedere a svariate altre funzioni. Il tutto non prima che i ricercatori all'opera su tale progetto ritengano che la fase di sviluppo sia ultimata per lanciare sul mercato un prodotto potenzialmente in grado di apportare una vera e propria nuova rivoluzione tecnologica.

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giovedì 26 aprile 2012

Dropbox raddoppia lo spazio su invito

Dropbox permette adesso di ottenere fino a un massimo di 32 GB di spazio extra nel caso si convincano altre persone a utilizzare i suoi servizi cloud.
Dropbox, il celebre servizio di cloud storage online, annuncia di aver aumentato la possibilità di ottenere spazio di memorizzazione extra nel caso si inviti qualche amico a utilizzare il servizio. Da adesso in avanti per ogni amico invitato che si sarà convinto ad installare Dropbox sarà possibile ricevere 500 MB di spazio gratuito che saranno immediatamente assegnati al proprio account. È possibile invitare un massimo di 32 persone, in modo da avere 16 GB potenziali di cloud storage extra.
Gli account Pro, concessi a chi decide di sottoscrivere un abbonamento temporale a pagamento, riceveranno invece 1 GB per ogni amico invitato, per un totale massimo dunque di 32 GB di spazio extra ottenibile. Precedentemente Dropbox offriva “solo” 250 MB in più per chi riusciva a convincere qualcuno a utilizzare il servizio di cloud storage. Evidentemente la crescente concorrenza in questo campo, che presto vedrà l’approdo anche di un colosso come Google, ha convinto la società ad alzare il tiro per quanto concerne il supporto all’utente, in modo che non “fugga” verso lidi capaci di offrire prospettive migliori. La manovra proposta fa tutta leva sul passaparola, leva evidentemente fondamentale per far conoscere e far apprezzare il servizio secondo dinamiche virali.
Per invitare i propri amici a utilizzare Dropbox è possibile collegarsi all’apposita pagina ospitata sul sito ufficiale e selezionare uno dei metodi di condivisione. Si può scegliere la classica email oppure una delle piattaforme sociali più famose, come Facebook e Twitter. Infine c’è anche la possibilità di creare un link personalizzato, da fornire come invito virtuale da offrire ad altre persone. Incoraggiandole a installare Dropbox, i MB o i GB di spazio extra saranno automaticamente associati al proprio account.

martedì 24 aprile 2012

Google, ulteriori novità per la ricerca

Google aggiorna il suo celebre motore di ricerca: circa 50 novità atte a migliorare ancora di più l'esperienza d'uso di un servizio ben collaudato.
Il nuovo round di aggiornamenti per Google è disponibile e porta con sé una cinquantina di novità. La lista completa delle implementazioni di questo mese è disponibile sul blog ufficiale del colosso di Mountain View, ma tra le più importanti si citano alcune modifiche nella processione dei testi anchor, migliorando i sistemi utilizzati per interpretarli e analizzarli. Difficile dire al momento di preciso di cosa possa trattarsi, ma è chiaro che una prova sul campo da parte degli esperti del settore permetterà di fugare qualsiasi dubbio.
Ci sono anche un paio di modifiche per gli elementi relativi alla ricerca di immagini, e più specificatamente in relazione alla qualità delle pagine in cui le foto compaiono. Verranno privilegiate nel dettaglio le immagini di maggior pertinenza anche se la pagine che le ospitano sono di qualità inferiore rispetto ad altre. Premiate anche quelle con dimensioni ragionevoli, purché non finiscano per far scadere la qualità complessiva dell’immagine.
Aggiornamenti arrivano anche per le query di navigazione utili nel dettaglio a supportare meglio l’utente qualora questi non conosca l’URL di destinazione nella sua ricerca oltre a migliorare la pertinenza del risultato con la parola chiave inserita. Infine, tra le altre cose interessanti si segnalano una migliore indicizzazione delle pagine dei profili pubblici, risposte brevi più precise e altri upgrade inizialmente disponibili solo per la sezione Google News ed ora estesi a tutte le query composte.

lunedì 23 aprile 2012

PayPal Payments, nuovi prezzi e nuove feature

PayPal ha annunciato nuovi piani tariffari e nuove funzionalità per Payments, proponendosi anche come soluzione per le transazioni con carte di credito.
Novità in arrivo da PayPal: il colosso dell’e-commerce ha infatti annunciato l’arrivo di nuovi piani tariffari e nuove funzionalità per il proprio servizio Payments, proponendosi di fatto come soluzione unica per i pagamenti per tutte le attività commerciali presenti online, ma non solo. In particolare, PayPal offrirà tre diverse tariffe, ciascuna caratterizzata da determinate feature messe a disposizione.
L’edizione Standard offrirà sostanzialmente tutte quelle che sono state le principali funzionalità messe a disposizione da PayPal fino ad oggi per la gestione delle transazioni, in maniera del tutto gratuita. In più, ai commercianti che ne faranno richiesta, sarà fornito, ancora gratuitamente, un lettore di carte di credito in grado di integrarsi con PayPal Here, il nuovo sistema di pagamenti in mobilità lanciato dall’azienda per sfidare aziende come Square in un settore ancora parzialmente inesplorato.
La tariffa Advanced, il cui canone è pari a 5 dollari al mese, mette invece a disposizione un sistema in grado di evitare che gli utenti debbano abbandonare il sito Web sul quale hanno effettuato un acquisto per dare il via al pagamento: le transazioni, infatti, potranno essere gestite direttamente sulla pagina del venditore.
La versione Pro, da 30 dollari al mese, offre poi la possibilità di modificare il layout di tali pagine per i pagamenti, rendendole simili a quelle del resto del sito. Gli utenti Pro avranno inoltre a disposizione un terminale virtuale per carte di credito con il quale potranno accettare pagamenti mediante quest’ultime attraverso fax, email, telefono ed altri strumenti. Per 30 dollari al mese, dunque, PayPal offre non solo la possibilità di pagare mediante il proprio canale ufficiale, bensì anche di sfruttare carte di credito senza possedere un account, motivo per cui il gruppo posseduto da eBay potrebbe rivelarsi una valida alternativa per tutti i commercianti alla ricerca di una soluzione unica per i pagamenti online.

venerdì 20 aprile 2012

Microsoft fra i maggiori sviluppatori di Linux

Secondo una relazione di Linux Foundation, il numero di sviluppatori che contribuiscono a migliorare il kernel è in crescita. E c'è anche Microsoft.
La Linux Foundation ha pubblicato il rapporto annuale sullo stato di salute del progetto e riporta che Microsoft fa parte della top20 delle compagnie che hanno contribuito allo sviluppo del kernel di Linux.
Una notizia che va decisamente in controtendenza rispetto alle dichiarazioni di Steve Ballmer, l’amministratore delegato di Microsoft, che aveva descritto Linux come “un cancro che aggredisce il senso della proprietà intellettuale d’ogni cosa che tocca”. Di tempo ne è passato e molte cose, evidentemente, sono cambiate.
Per i contributi apportati al kernel nella versione 2.3.36, Microsoft si colloca alla diciassettesima posizione con una percentuale dell’1% sul totale del lavoro compiuto. Le aziende che hanno dato il maggiore supporto sono Red Hat, Intel e Novell. Texas Instruments è invece stata nominata come azienda con la più rapida crescita di contributi, riflettendo un aumento di interesse per Linux da parte dei sistemi mobili.
Amanda McPherson, vicepresidente del marketing e dei servizi di sviluppo di Linux Foundation, ha fatto sapere tramite un comunicato stampa:
Linux è la piattaforma per il futuro del computing. Oggi più che mai, molti sviluppatori e aziende stanno contribuendo al progresso del sistema operativo, soprattutto nei settori delle comunicazioni mobili, embedded e cloud computing. La crescente partecipazione rappresenta la capacità di Linux ad adattarsi rapidamente alle nuove opportunità di mercato, ridurre i costi, e fornire un solido sostegno a lungo termine.
Rispetto a quello che si pensa, la relazione ha dimostrato che la stragrande maggioranza del lavoro di sviluppo del kernel di Linux è svolto da persone pagate dai loro datori di lavoro. La Linux Foundation stima che il 75% dello sviluppo è infatti eseguito da personale dipendente, anche se molti volontari sconosciuti ci lavorano nel tempo libero.
Nel complesso, il numero di programmatori che lavorano su Linux non è mai stato così alto come in questo ultimo anno: la versione 3.2 ha avuto 1.316 sviluppatori, rispetto ai 389 della versione 2.6.11, con più di 266 aziende coinvolte.

Tecnico Informatico Verona

giovedì 19 aprile 2012

Google Chrome, ogni maledetta domenica

Lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato sono i giorni di Internet Explorer. Ma non la domenica: la domenica si usa Google Chrome.
Ogni domenica Google Chrome tocca il cielo con un dito per poi ricadere con i piedi per terra durante la settimana. Ogni domenica, infatti, Google Chrome tocca il massimo della propria popolarità per poi ripiombare alle quote tradizionali dal lunedì al sabato. Alcune domeniche è stato addirittura il browser più utilizzato, superando così per poche ore il leader storico del settore Internet Explorer. Poi però viene il lunedì ed una lunga settimana all’ombra del browser di Redmond.
L’andamento altalenante di Google Chrome e di Internet Explorer, che solo nel giorno della domenica arrivano a sfiorarsi fino a scambiarsi di posto, sembra essere legato in buona parte ai differenti ambiti nei quali i due browser sono utilizzati. Mentre Internet Explorer rimane sempre e comunque uno standard in azienda, imponendo pertanto l’uso forzato in ufficio, Chrome avrebbe ormai conquistato l’ambito privato, potendo così ottenere le migliori performance quando l’utente è libero di effettuare le proprie scelte.
I dati StatCounter fotografano tale realtà delineando un andamento perlopiù piatto per Firefox, la cui natura è invece meno legata a schemi precisi e la cui continuità nell’uso sembra pertanto radicarsi più ad una community di utenti che non ad un preciso ambito d’utilizzo.
Occorre ricordare come negli ultimi mesi IE abbia peraltro parzialmente invertito la rotta, recuperando parte del terreno perduto in precedenza e vedendo temporaneamente arrestata la grande avanzata di Chrome.

mercoledì 18 aprile 2012

Facebook lancia il contrattacco a Yahoo

Facebook contrattacca in tribunale Yahoo, che sarebbe a sua volta colpevole di aver infranto 10 brevetti appartenenti al colosso dei social network.
La causa di Yahoo contro il social network è giunta chiaramente in un momento delicato che ha mandato su tutte le furie i vertici di Facebook, che hanno così deciso di rispondere con la stessa moneta, accusando la controparte di aver indebitamente utilizzato suoi brevetti legati in particolare al business della pubblicità online e al servizio di condivisione foto Flickr, che sarebbe nato grazie a proprietà intellettuali che coinvolgono la capacità di connettersi ad altri utenti con un servizio online, la possibilità di identificare persone nelle fotografie (i cosiddetti “tag”) e generare feed di notizie personalizzate.
Secondo le informazioni dell’USPTO (l’ufficio brevetti USA), uno dei brevetti fatti valere da Facebook, riguardante un metodo per la codifica dei media digitali, indica l’amministratore delegato Mark Zuckerberg tra gli inventori. Ted Ullyot, general Counsel di Facebook, ha commentato: «Stiamo affermando rivendicazioni su brevetti di nostra proprietà in risposta alla decisione miope da parte di Yahoo di attaccare uno dei suoi partner dando priorità più alla controversia che all’innovazione».
La risposta della controparte non si è fatta ovviamente attendere. Il portavoce Eric Berman ha commentato la mossa come un cinico tentativo da parte di Facebook di distrarre la Corte dalla debolezza della sua difesa. La controffensiva del social network ha causato però un calo in borsa per Yahoo del 2,4%.

martedì 17 aprile 2012

Elezioni e tecnologia

Tempo di elezioni, a Verona si sceglie il nuovo sindaco. Noi di Tecnico Informatico Verona, sempre attenti alle problematiche tecnologiche, vogliamo soffermarci a ragionare e capire quali prospettive verranno proposte per il prossimo quinquennio.
Ai candidati alla poltrona di sindaco rivogiamo questa semplice domanda: nei vostri programmi elettorali quale spazio date alla tecnologia, quali proposte per la città e il territorio?

Non ci aspettiamo promesse di progetti faraonici che difficilmente potranno essere realizzate soprattutto in tempo di crisi economica ma iniziative di piccoli e grandi progetti di sviluppo tecnologico per la città e il territorio.

Non ci interessa ne vogliamo promuovere uno o l'altro candidato, qui NON facciamo politica a noi interessa solo la teconologia e siamo convinti che senza sviluppo non c'è futuro! Riteniamo che le istituzioni non si possano sottrarre dal ruolo fondamentale di promuovere iniziatiche di sviluppo tecnologico che aiutino cittadino e impresa a superare la congettura economia.

Fiduciosi che i candidati non si sotrarranno al confronto invitaimo tutte le altre realtà economiche, associative di cittadini e imprese del territorio a partecipare alla discussione proponendo le loro idee e progetti all'attenzione dei candidati e della cittadinanza.

Oltre al blog e alla pagina facebook siete invitati a partecipare alla discussione anche sul gruppo di linkedin.

Tecnico Informatico Verona - Per lo sviluppo tecnologico

lunedì 16 aprile 2012

Il boom degli amici rimossi da Facebook

Dati recenti mostrano come sempre più utenti del social network stanno togliendo l'amicizia ai loro contatti. Una moda che potrebbe costare cara a Zuckerberg.

E se gli amici virtuali tornassero a essere estranei veri? È questo quello che, con una preoccupante tendenza alla crescita, sta succedendo su Facebook. Alcune recenti analisi mostrano come sempre più persone stanno 'facendo pulizia' sulla propria bacheca, eliminando i contatti con cui non hanno veri legami di amicizia o parentela. Basta un click e, in un attimo, tutti quelli incrociati per caso, gli amici degli amici, gli sconosciuti o quelli che abbiamo accettato in lista anche se ci sono antipatici solo perché altrimenti ci sarebbero rimasti male possono essere rispediti al loro posto, cioè fuori dalla nostra vita.
La tendenza a eliminare i contatti sembra andare di gran moda sul social network più popolare del mondo: secondo i dati più recenti la percentuale degli utenti che ha tolto l’amicizia a parte dei suoi 'amici' è cresciuta dal 2009 al 2011 di circa il 7% passando dal 56% al 63%; tradotto in numeri significa che se nel 2009, 158 milioni di persone sono stati rimossi dalle liste dei contatti, nel 2011 a essere espulsi dalle bacheche sono stati in quasi mezzo miliardo di utenti. Numeri più che considerevoli che, anche se nessuno da Palo Alto ha voluto commentare, in realtà potrebbero creare non pochi grattacapi a Mark Zuckerberg e ai suoi.
La ‘bonifica’, infatti, potrebbe avere pesanti conseguenze, nel tempo, sul modello di business su cui si basa il social network americano.
Le ragioni le spiega Karen North, direttice dell’Annenberg Program che studia le comunità on line: “Facebook e il suo business si basano sulle interconnessioni tra le persone e sulle informazioni che queste si scambiano tra loro. Se gli utenti restringono la loro rete, eliminano gli amici, la capacità di Facebook di avere informazioni sui profili ne risentirà, e di conseguenza anche la sua capacità di inviare pubblicità su misura, cucita sartorialmente sui nostri interessi e curiosità”.
Ma, a questo punto, quello che va capito è perché gli stessi utenti che un tempo collezionavano amici, ora invece li rimuovono uno dopo l’altro e perché, come continua Karen North, “molti tendono a trascorrere meno tempo di prima su Facebook e comunque in modo molto meno attivo”.
La ragione è presto detta: “La popolazione di Facebook sta invecchiando- spiega Morley Winograd, direttore dell’istituto di Communication Technology Management all’ University della California-. Quelli che un tempo erano studenti ora hanno superato i 30 anni e, dunque, hanno altre preoccupazioni: preferiscono proteggere la loro vita privata invece che metterla in mostra”.
E così si scopre che nella vita virtuale come nella vita vera anche le amicizie possono finire. Basta un click.

Yahoo Notizie - Video

venerdì 13 aprile 2012

Nuovo iPad, la temperatura sale. Troppo (update)

Alcuni test mettono in risalto una differenza di temperatura di esercizio tra iPad 2 e nuovo iPad, probabilmente a causa della GPU quad-core.
È sul mercato da nemmeno una settimana e soltanto in alcune nazioni, eppure emergono già i primi possibili intoppi: il nuovo iPad (di cui oggi Apple ha pubblicato i prezzi ufficiali per l’Italia) sembra essere infatti afflitto da un qualche problema che ne causa il surriscaldamento durante l’utilizzo da parte degli utenti, invitati dal device stesso ad una piccola pausa per consentire alla temperatura di abbassarsi ed evitare così possibili guasti. A confermare tale problematica giungono ora alcuni studi effettuati mediante raggi infrarossi che sembrerebbero avvallare le ipotesi lanciate nei giorni scorsi dagli utenti.
Il sito olandese Tweakers.net ha infatti effettuato alcuni test su iPad di seconda e terza generazione: entrambi hanno eseguito le medesime operazioni per all’incirca cinque minuti, dopo di che mediante una fotocamera ad infrarossi è stato possibile rilevarne le differenze in termini di temperatura. Differenze che dalle foto risultano essere piuttosto evidenti a causa della diversa colorazione del retro dei due device e che trovano conferma nei numeri: l’iPad 2 ha raggiunto infatti una temperatura di 28.3° C, mentre il nuovo iPad è giunto fino a 33.6° C.
Gli iPad di terza generazione (sinistra) e seconda generazione (destra) a confronto
Trattasi di valori che in entrambi i casi rientrano nei parametri forniti da Apple circa le condizioni operative ideali per la propria tavoletta digitale, ma che allo stesso tempo mettono in risalto una maggiore dissipazione di potenza da parte del nuovo iPad. Il calore sembra peraltro concentrarsi in un punto preciso del tablet, avvalorando così le sensazioni trasmesse dalle prime segnalazioni provenienti dagli utenti che hanno impattato il problema e la schermata di blocco sul device.
Secondo le prime ipotesi la causa di tale incremento di temperatura sarebbe legata alla nuova GPU quad-core a bordo del chip A5X, la quale offre prestazioni sensibilmente superiori rispetto ai modelli precedenti ma che ora potrebbe dover affrontare un problema di surriscaldamento al momento tutto da verificare.
Il problema in questione, infine, sembrerebbe essere di ampia portata, come dimostrato dal numero di visualizzazioni e di risposte giunte nel corso del fine settimana all’interno della discussione sul forum ufficiale Apple con la quale gli utenti hanno riportato il proprio disagio nei confronti di tale fenomeno. Per il momento da Cupertino nessuno ha commentato la vicenda, la quale potrebbe rappresentare potenzialmente un fastidioso intralcio per un dispositivo che si appresta a giungere nei prossimi giorni in diverse aree del mondo, anche in Italia.
Il tutto, però, sulla scia di un primo weekend da record nel quale sono già state distribuite 3 milioni di unità. Per ora, insomma, la polemica non ha rallentato le vendite. Ma una risposta ufficiale sul problema sembra essere a questo punto doverosa.
Update
Apple al momento non risponde e consiglia di rivolgersi eventualmente all’AppleCare.
Tecnico Informatico Verona

Leggi tutto: http://www.webnews.it/2012/03/20/nuovo-ipad-temperatura/#ixzz1plBYmfkW

giovedì 12 aprile 2012

Reporter Senza Frontiere: i nemici di Internet

Reporter senza frontiere pubblica la lista dei nemici di Internet. Una mappa che registra l'impatto positivo della primavera araba.
Reporter Senza Frontiere ha rilasciato la lista annuale dei “Nemici di Internet”, per evidenziare i paesi che limitano la libertà di espressione online. Come da tradizione, il comunicato coincide con la Giornata Mondiale contro la cyber-censura inaugurata il 12 marzo di quattro anni fa per promuovere la libertà di espressione tramite Internet. L’elenco comprende 12 nemici giurati del WWW e 14 paesi «sotto sorveglianza».
Il lungo report dell’organizzazione è accompagnato dalla cronistoria degli avvenimenti geo-politici del 2011, attraverso i quali sono rese note le storie personali di coloro che hanno combattutto e stanno combattendo per i diritti civili nei loro paesi a costi altissimi, compresa la vita. Ma c’è spazio anche per i grandi movimenti di protesta, in primo luogo quelli della primavera araba.
Per questa ragione salta subito all’occhio l’uscita dalla lista di un paese come la Libia, che attualmente ha un nuovo governo occupato in ben altro che nel controllare la Rete. Di converso, alcuni paesi segnalati l’anno scorso sono passati al grado di “nemici”: è il caso della Bielorussia e del Bahrain, che preoccupa molto gli osservatori:
«Il Bahrain offre un perfetto esempio di repressione di successo, con un blackout dell’informazione ottenuta attraverso un impressionante arsenale di misure repressive: l’esclusione dei media stranieri, vessazioni nei confronti dei difensori dei diritti umani, arresti di blogger e netizen (uno dei quali morto dietro le sbarre), procedimenti giudiziari e campagne diffamatorie contro gli attivisti, interruzioni delle comunicazioni.»
Ha del clamoroso l’ingresso di paesi insospettabili nella lista di quelli tenuti d’occhio, come la Francia, per il secondo anno consecutivo a braccetto con nazioni come Kazakhstan, Russia, Emirati, Egitto. RSF tiene in grande considerazione, infatti, anche le leggi restrittive di Internet nei paesi democratici (comprese le varie SOPA e ACTA) e condanna apertamente, facendo i nomi, la collaborazione delle aziende occidentali con i regimi autoritari. Viene citata anche in questo caso l’italiana Area Spa, plaudendo al fatto che finalmente la società si è ritirata dal fornire la sua tecnologia alla Siria, paese alle prese con la tremenda repressione del regime di Assad.
Ecco le liste complete diramate:
  • Paesi nemici di Internet
    Bahrain, Bielorussia, Birmania, Cina, Cuba, Iran, Corea del nord, Arabia Saudita, Siria, Turkmenistan, Uzbekistan, Vietnam
  • Paesi sotto sorveglianza
    Australia, Egitto, Eritrea, Francia, India, Kazakhistan, Malesia, Russia, Corea del sud, Sri Lanka, Thailandia, Tunisia, Turchia, Emirati Arabi

mercoledì 11 aprile 2012

USA, senzatetto trasformati in hotspot

Un'agenzia di marketing ha creato un sistema per consentire ai senza tetto di fornire connettività in cambio di piccole somme di denaro.
Si potrebbero incontrare nella metropolitana, riconoscendoli grazie alla maglietta che indossano, con scritto “I’m an hot spot”, ma non sono nerd: sono homeless. Senzatetto. “Barboni”. Un progetto a metà tra il marketing e l’esperimento sociale sta facendo molto discutere: è giusto trasformare individui in una pura funzionalità, anche se per uno scopo a metà tra il nobile e lo strumentale?
Secondo quelli di Bartle Bogle Hegarty ovviamente sì: il progetto HomelessHotSpot dovrebbe prendere tutto quanto fatto di buono con la vecchia iniziativa dei giornali distribuiti sotto la metropolitana a prezzo libero, ma stavolta in una chiave tecnologica più avanzata. Il concetto è semplice e lo spiegano loro:
La nostra speranza è di creare una versione moderna di questo modello di successo, offrendo ai senza tetto la possibilità di vendere un servizio digitale al posto di un bene materiale. I cittadini potranno sborsare quanto desiderano per accedere alle reti 4G effettuate dai nostri collaboratori. Questo servizio ha lo scopo di agire sulla domanda di migliore connessione.
Le perplessità però sono altrettanto chiare: è realmente dignitoso per una persona, anche quella più disperata, indossare una maglietta che lo indica come un hot spot per una connessione veloce? Può essere considerato semplicemente alla stregua di un lavoro come un altro? Inoltre: funzionerà?
John Mitchell, su Read Write Web, dopo aver letto la notizia sul NyTimes, ha cercato di saperne di più. Un piccolo reportage utile, prima di tutto, a chiarire che non si trattava di un fake come molti su Twitter erano pronti a giurare. Anche se il valore simbolico è probabilmente più importante del potenziale successo economico. Il giornalista newyorchese è dubbioso sul parallelo con la distribuzione dei giornali:
Quei giornali erano scritti dai senza tetto. Qui, al contrario, diventano pezzi inermi di un privilegio, estendono l’infrastruttura. Possibile che non sia venuto in mente alle persone dietro questa campagna per quale motivo la gente legge i giornali di strada? Probabilmente per essere gentili, e poi gettarli nella spazzatura.
Le priorità della campagna però sono altre e sono spiegate dagli stessi responsabili. Si tratta di un’operazione che punta sulla socialità: comprare un giornale è un gesto veloce e senza scambio, mentre accedere attraverso un hot spot umano richiede poi di passare del tempo con lui. O quantomeno nelle immediate vicinanze.
Arduo prevedere come si svilupperà, ma forse un primo risultato la campagna l’ha già ottenuta: costringere a una riflessione non banale sul digital divide come metafora odierna delle ingiustizie e delle povertà che abbiamo sotto gli occhi. Non vedere un senzatetto mentre si esce a testa bassa dalla metro è normale, non vederlo mentre grazie a lui aggiorni il tuo blog è più difficile.
Tecnico Informatico Verona

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martedì 10 aprile 2012

Tablet, la scelta va sempre sul Wi-Fi

Tablet, meglio se solo WiFi: solo un consumatore su dieci acquista una tavoletta dotata di connettività 3G, per via del prezzo del piano dati e non solo.
I tablet con connettività 3G non hanno ottenuto il successo sperato dagli operatori telefonici: pochissimi consumatori li scelgono, prediligendo invece la versione esclusivamente dotata di connettività Wi-Fi. Secondo quanto emerge infatti da una recente ricerca condotta dagli analisti di Chetan Sharma, circa il 90% delle tavolette digitali vendute nel 2011 negli USA erano infatti sprovviste del 3G.
Quando un utente sta per acquistare un nuovo tablet, difficilmente dunque opta per la versione dotata di connettività 3G, anche perché solitamente è necessario un esborso economico molto maggiore – di circa 100 euro – per acquistare quest’ultima. Ne consegue che gli operatori telefonici sono sempre meno importanti quando si parla di scelta dei tablet.
Uno dei motivi principali della poca attrazione per il 3G, oltre al fattore prezzo, risiede nell’impossibilità di condividere un piano dati con altri dispositivi, cosa che comunque – almeno negli Stati Uniti – dovrebbe cambiare quest’anno, secondo quanto specificato da Chetan Sharma. Inoltre, viene considerato eccessivo il prezzo dei piani dati necessari per navigare in Rete in mobilità.
Aveva pertanto ragione Mark Zuckerberg quando sosteneva che i tablet non fossero prettamente (o almeno non lo fossero ancora) dispositivi mobile. Lo sono nel senso che non sono desktop, forse, ma il loro uso casalingo o da ufficio predomina ampiamente rispetto ad una vera funzione mobile. La scelta del Wi-Fi è in tal senso ovvia, quindi: la connessione casalinga può essere utilizzata senza limiti e senza costi aggiuntivi, lasciando alla portabilità degli smartphone tutto quello che è realmente la mobilità.
Tecnico Informatico verona

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venerdì 6 aprile 2012

Gmail spiega lo spam

Gmail offre un nuovo servizio che spiega tramite didascalia il motivo per cui alcuni messaggi vengono inseriti nella cartella di spam.
Il filtro antispam di Gmail è una delle caratteristiche maggiormente apprezzate da parte degli utenti del servizio di posta elettronica Google. Per rendere ancora più trasparente l’offerta di anti-spamming, Gmail ha aggiunto sopra ogni messaggio presente nella lista spam una didascalia contenente la spiegazione per cui tale e-mail è contrassegnata come spam.
Visionando qualsiasi messaggio nella cartella spam è dunque possibile scoprire il motivo per cui è stato inserito in quella posizione, ma anche conoscere a fondo i contenuti potenzialmente nocivi al suo interno.
Oltre ad essere un servizio particolarmente interessante, la feature, denominata “Why is this message in Spam?“, aiuta a conoscere le truffe sparse per la rete e capire quali messaggi dannosi vengono filtrati da Gmail. Maggior consapevolezza e maggior controllo, insomma, accompagnate da un velo di trasparenza con cui Gmail mette in chiaro i motivi delle proprie scelte.
Tecncio Informatico Verona

giovedì 5 aprile 2012

Microsoft vieta Mac e iPad in ufficio

Microsoft ha formalmente vietato al proprio Sales, Marketing, Services, IT & Operations Group l'acquisto di prodotti Apple per le operazioni quotidiane.
Non si può vendere un prodotto se poi nella pratica abituale si fa uso di prodotti rivali. Potrebbe essere questo il principio che ha guidato Microsoft alla decisione (logica per certi versi, opinabile per altri) di vietare l’acquisto di prodotti Apple con il denaro dell’azienda presso il proprio Sales, Marketing, Services, IT & Operations Group (SMSG).
«Il livello di acquisti attuale è basso«, ma sarà ora definitivamente annullato: i processi sono in atto per rimuovere i prodotti Apple dal listino dei possibili investimenti del gruppo. Nessun bonifico ulteriore viaggerà quindi da Redmond a Cupertino almeno per il segmento coinvolto: un comparto quale quello impegnato nello sviluppo di soluzioni software per area Mac OS o iOS continuerà ovviamente ad acquistare prodotti con la mela.
La scelta appare logica sotto molti punti di vista. V’è infatti la necessità di sostituire prodotti terzi con prodotti interni per ottimizzare i costi, per una funzione pedagogica nell’uso quotidiano, per spostare una forte domanda verso i prodotti dell’azienda, per dimostrare un’identità compatta. Ora che Windows 8 sta per arrivare (e con esso anche i primi tablet) ed i Windows Phone sono in grado di assolvere al proprio compito, Microsoft non vede più ragioni per utilizzare prodotti rivali.
Apple, insomma, ha perso un buon cliente: Microsoft.

Tecncico Informatico Verona

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mercoledì 4 aprile 2012

Wi-Fi, si lavora per il roaming

La GSMA e la Wireless Broadband Alliance stanno tentando di sviluppare un protocollo comune per una soluzione di roaming per il Wi-Fi.
Verrà un giorno in cui anche il Wi-Fi potrà essere utilizzato, così come succede con la telefonia mobile tradizionale, senza veder legato il proprio device ad un singolo hotspot. Verrà il giorno in cui ci si potrà spostare da un hotspot all’altro senza soluzione di continuità, senza veder cadere la propria connettività e senza dover ripetere impossibili procedure di impostazione e di autenticazione. Verrà il giorno in cui tutto ciò sarà possibile grazie al lavoro che oggi stanno mettendo in cantiere la GSMA e la Wireless Broadband Alliance (WBA).
I due gruppi stanno infatti tentando di far colimare due rispettivi progetti: la “Passpoint certification” della GSMA ed i “Next Generation Hotspot” della WBA. L’obiettivo è quello di trovare un codice comune sul quale costruire un vero e proprio roaming per la connettività Wi-Fi che consenta a tale tecnologia di fare un fondamentale passo avanti rispetto ai limiti odierni, così da rendere la connettività mobile più semplice, più accessibile e più pervasiva.
La proliferazione degli smartphone e dei tablet nel mondo, così come l’appetito dei consumatori per il traffico dati, necessita che vengano sperimentate soluzioni innovative per rendere Internet il più possibile conveniente ed accessibile. Attraverso la combinazione del broadband mobile e delle tecnologie Wi-Fi gli utenti avranno la libertà di spostarsi tra più reti con facilità.
Ad oggi le parti starebbero valutando la base comune su cui costruire il protocollo di interscambio delle informazioni, qualcosa che dovrà rispondere a parametri di sicurezza, elasticità e velocità per rendere realmente performante un concept che vuole ripercorrere la strada su cui la telefonia mobile ha costruito in passato la propria ascesa. Ad oggi si è pertanto fermi ad una semplice dichiarazione di intenti: si parte pertanto dal GPRS Roaming Exchange (GRX) e dal Wireless Roaming Intermediary Exchange (WRIX), due modelli differenti di roaming che le parti dovranno riuscire a fare interloquire con efficacia.

Tecnico Informatico Verona

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