lunedì 29 aprile 2013

Germania: 145.000 euro di multa per Street View

145.000 euro di ammenda in Germania per il motore di ricerca, la decisione è giunta dopo quasi tre anni di indagini sul caso "Street View e wardriving".
145.000 euro, a tanto ammonta la sanzione stabilita in Germania dall’Hamburg Commissioner for Data Protection and Freedom of Information nei confronti di Google. La decisione arriva al termine di quasi tre anni di indagini sulle pratiche di wardriving da parte delle Google Car, ovvero le automobili che si occupano di fotografare con immagini a 360 gradi il territorio in modo da arricchire e aggiornare il database del servizio Street View.

Per chi non ne fosse a conoscenza, l’accusa mossa nei confronti di bigG è quella di aver captato e salvato informazioni e dati sensibili dai network WiFi aperti incontrati dalle auto lungo il loro cammino. Il gruppo di Mountain View ha da tempo ammesso quanto accaduto, attribuendo il tutto all’errata inclusione di una porzione di codice nel software che gestisce l’apparecchiatura delle Google Car, assicurando al tempo stesso che ogni singola informazione intercettata è stata cancellatae non utilizzata in alcun modo. Questo non è però bastato alle autorità tedesche, che dopo un lungo periodo di analisi sono giunte oggi a una decisione.

La sentenza riconosce dunque la responsabilità dell’azienda, ma con una pena pecuniaria che in molti sul Web non hanno mancato di definire piuttosto clemente. Google dovrà inoltre dimostrare di aver eliminato qualsiasi traccia di quanto registrato senza autorizzazione, scongiurando così qualsiasi potenziale pericolo per la privacy degli utenti. Ecco il commento di Peter Fleischer, Global Privacy Counsel per il gruppo californiano.

I leader del progetto non hanno mai voluto entrare in possesso di questi dati, non li hanno mai utilizzati né consultati. Abbiamo pienamente collaborato con il DPA di Amburgo nel corso delle indagini.

Questione chiusa dunque, ma solo in Germania. Il problema ha riguardato, prima che venisse corretto il software in dotazione alle Google Car, numerosi paesi in tutto il mondo. Un esempio: il mese scorso si è parlato di un possibile accordo da 7 milioni di dollari con le autorità statunitensi.


lunedì 22 aprile 2013

Microbatterie, la ricarica è quasi istantanea


Alcuni ricercatori hanno realizzato una batteria di pochi mm capace di ricaricarsi in pochi secondi. Potrebbe alimentare smartphone, tablet e altri device.
Realizzare batterie sempre più piccole, senza ridurne eccessivamente la capacità, aggiungendo la possibilità di velocizzarne la ricarica in maniera decisamente sostanziosa. È questo l’obiettivo con il quale un team di ricercatori ha condotto il proprio lavoro negli ultimi mesi, giungendo alla produzione di un primo prototipo di batteria dalle dimensioni sensibilmente ridotte e capace di ricaricarsi in pochi secondi.

La dimensione maggiore è infatti di pochi millimetri, rendendone possibile l’utilizzo non solo a bordo di dispositivi di dimensioni medio-grandi come tablet, smartphone ed altri apparecchi elettronici, bensì anche per alimentare sensori, dispositivi medici ed altri device di dimensioni simili. Alla base di tale tecnologia vi è una struttura tridimensionale all’interno della batteriache consente di accumulare energia elettrica in maniera particolarmente rapida, con velocità circa 1000 volte superiori rispetto agli standard attuali.

I test di laboratorio hanno fornito fino ad oggi risultati particolarmente incoraggianti ed il team cui va il merito della scoperta spera di poter vedere integrata tale tecnologia all’interno dei dispositivi in commercio in tempi non troppo lunghi. Come spesso accade, tuttavia, è prevedibile un ampio periodo di test al fine di verificare le potenzialità e le capacità di tali batterie sul campo in archi temporali abbastanza lunghi da poter ritenere l’intera tecnologia sufficientemente matura da affrontare l’ingresso sul mercato.Le possibilità d’uso di una simile soluzione sono del resto piuttosto ampie ed anche i ricercatori ne hanno evidenziate alcune decisamente interessanti. Ad esempio, potrebbe esser possibile utilizzare uno smartphone per ristabilire una batteria per auto esausta, ricaricando il terminale in pochi secondi per poterlo riutilizzare pressoché subito.


lunedì 15 aprile 2013

Droni, i postini del domani

I droni potrebbero essere i postini del domani, aiutando anche le popolazioni disagiate consegnando loro beni di prima necessità come cibo e farmaci.


Dopo aver subito un duro colpo con l’avvento di Internet e delle e-mail, i tradizionali sistemi di posta cartacea potrebbero dover fare i conti con una nuova innovazione tecnologica. Trattasi deidroni, veicoli aerei di piccole dimensioni in grado di trasportare potenzialmente qualsiasi cosa non superi un certo peso: in futuro, infatti, la posta potrebbe essere consegnata proprio da quadricotteri ed altri veicoli appartenenti alla stessa categoria.

L’idea, per quanto ancora lontana dal trasformarsi in realtà, rappresenta ad oggi una potenziale rivoluzione nel paradigma di consegna di posta e pacchi personali. La ricerca in tal senso continua spedita nella direzione di veicoli aerei sempre più performanti ed autonomi, in grado di raggiungere una determinata area in maniera veloce, efficiente e precisa. E c’è anche chi vuole rendere possibile il loro utilizzo sin da subito per fini umanitari, come proposto dalla startup Matternet.

Quest’ultima è una piccola società fondata da Paola Santana, ex avvocato della Repubblica Dominicana, la quale intende utilizzare i veicoli aerei per aiutare le popolazioni in difficoltà nei paesi in via di sviluppo.Utilizzando squadre di droni sarebbe possibile consegnare medicine e cibo in qualsiasi regione del globo, abbattendo i costi legati alle risorse umane, riducendo al minimo i rischi e aumentando notevolmente l’efficienza. Inoltre, sarebbe possibile consegnare discrete quantità di acqua andandole a raccogliere anche a distanza di chilometri, svolgendo quello che è attualmente il compito di milioni di persone residenti in zone caratterizzate da lunghi mesi di siccità.

Le prime sperimentazioni ad Haiti hanno portato alla luce risultati sicuramente incoraggianti, grazie alla possibilità di consegnare rapidamente medicinali e cioccolata per i bambini anche nelle zone più difficili da accedere. Il tutto, utilizzando semplici quadricotteri alimentati a batteria, i quali ogni 5 chilometri effettuavano una sosta per raccogliere un nuovo pacco da consegnare e sostituire la propria batteria in apposite stazioni di rifornimento popolate da addetti ai lavori.

I droni, insomma, potrebbero presto diventare realtà sia in scenari particolarmente complicati, sia in ambienti urbani per la consegna di posta e pacchi di vario genere. Prima di allora sarà necessario tuttavia convincere le autorità che gestiscono il traffico aereo ad apportare una serie di modifiche alle leggi che ad oggi impediscono la rapida diffusione di tale tecnologia.


lunedì 8 aprile 2013

Europa: grande coalizione per il lavoro digitale


Nuova partnership battezzata da Barroso per affrontare la mancanza di competenze nell'ITC: 900 mila posti di lavoro vacanti.


Mentre in Italia non se ne viene a capo, a Bruxelles parlare di grandi coalizioni è una nota positiva. Il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, ha tenuto a battesimo unapartnerhip multi-stakeholder con un mandato fino al 2015 che affronterà il problema del lavoro digitale. Sembra quasi assurdo nel vecchio continente affetto dalla disoccupazione, ma attualmente mancano 900 mila posti di lavoro nell’ITC. Vuoto che dovrà essere compensato da politiche adeguate.

Nel suo discorso (dove cita un celebre motto di De Gasperi) Barroso ha specificato che l’Europa considera l’occupazione come l’obiettivo più importante dell’agenda 2020 e che le potenzialità occupazionali del settore tecnologico non possono più essere tralasciate per colpa di mancati investimenti:

Gli studi hanno dimostrato che l’occupazione legata all’ITC è molto più resistente alla crisi rispetto alla maggior parte degli altri posti di lavoro. Ciò significa chiaramente che le competenze informatiche sono sicuramente essenziali nella riduzione del rischio di disoccupazione, anche per i lavoratori meno giovani. Migliori e più qualificati operatori ICT, ricercatori, imprenditori, manager, sono necessari e saranno sempre più necessari.

Gli studi a cui fa riferimento Barroso sono quelli prodotti dalla collega, e vice, Neelie Kroes, che nel suo discorso alla presentazione della partnership pubblica/privata ha illustrato gli obiettivi:
Migliorare l’attrattiva delle carriere nell’ITC
Offrire pacchetti di formazione
Offrire programmi di studio a livello di istruzione professionale e universitaria che rispondano alle esigenze sia degli studenti che dell’industria
Migliorare il riconoscimento delle qualifiche tra i vari paesi per stimolare l’adozione di un sistema di certificazione europeo per le competenze digitali
Ridurre gli squilibri del mercato del lavoro, stimolando la mobilità
Stimolare l’imprenditorialità digitale su una piattaforma di strumenti e programmi di sostegno per le persone che vogliono creare e far crescere web startup in Europa

La commissione europea ha in pratica ricevuto il suggerimento della Kroes e ha raccolto una serie di disponibilità di associazioni di categoria (tra cui Digital Europe, EuroCIO, CIONet, e-Skills Association e PIN-SME) e gli Stati membri, tramite il famoso “gruppo di alto livello”, quello per intenderci delle disposizioni sui blog.

Sugli obiettivi di promozione della imprenditorialità e della formazione di massa all’informatica – si calcola l’incremento base annuale di 100 mila posti di lavoro in più – grazie a stage, luoghi di formazione, finanziamento di startup, corsi universitari gratis online e tanto altro, si sono fatte avanti anche aziende come Nokia, Telefónica, SAP, Cisco, HP, Alcatel-Lucent, Randstad, ENI, Telenor.

Restano tre mesi di lavoro prima dell’assemblea generale dell’agenda digitale europea, prevista in maggio, nella quale la coalizione riceverà ufficialmente il mandato e potrà gestire i fondi riservati per questo scopo. L’auspicio è che arrivino altri nomi. Anche perché i finanziamenti pubblici non sono certo faraonici: 4,5 milioni di euro subito sul tavolo dai diversi fondi strategici e poi quelli previsti dal complicato bilancio europeo appena approvato, presi dal pacchetto lavoro da qui al 2020 dentro il fondo sociale europeo.